disbiosi

Disbiosi

Quando interviene un’alterazione nella composizione del microbiota (disbiosi intestinale) si possono attivare diverse vie di segnale delle cellule intestinali, portando alla sovra-produzione di sostanze infiammatorie (citochine pro-infiammatorie) che, oltre a causare lesioni intestinali, raggiungono il cervello attraverso la circolazione sanguigna, contribuendo così allo sviluppo di disfunzioni cerebrali.

Il rilascio di citochine pro-infiammatorie produce conseguentemente l’attivazione della microglia, perdita delle connessioni sinaptiche, alterazione nella produzione di neurotrasmettitori e morte dei neuroni, producendo uno stato di neuro-infiammazione.

Microbiota

Il microbiota, anche noto come flora intestinale o microbioma, è l’insieme dei microorganismi che abitano il nostro intestino. Questi microrganismi includono batteri, virus, funghi e protozoi, che si trovano soprattutto nel colon e nell’intestino tenue.

Il microbiota intestinale svolge una serie di funzioni cruciali per la salute dell’organismo. In primo luogo, esso aiuta a digerire gli alimenti e a assorbire i nutrienti. Inoltre, il microbiota svolge un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario, proteggendo l’organismo dalle infezioni e dalle malattie. Altre funzioni del microbiota includono la produzione di vitamine e di composti bioattivi che influenzano il metabolismo e la salute dell’organismo.

Composizione del microbiota

La composizione del microbiota intestinale può variare in base a molti fattori, tra cui l’età, la dieta, lo stile di vita, l’uso di farmaci e le malattie. Un microbiota equilibrata e diversificata, con una grande varietà di specie batteriche, è generalmente considerata salutare, mentre uno squilibrio nella composizione del microbiota, noto come disbiosi, è stato associato a molte malattie, tra cui le malattie infiammatorie dell’intestino, l’obesità, il diabete, le malattie autoimmuni e le malattie neurologiche.

Per mantenere un microbiota sana, è importante seguire una dieta equilibrata, ricca di fibre e di alimenti fermentati, evitare l’uso di farmaci antibiotici quando non sono necessari, e adottare uno stile di vita sano che includa l’esercizio fisico regolare e la riduzione dello stress. In alcuni casi, può essere utile anche l’uso di integratori probiotici o prebiotici per migliorare la salute del microbiota.

Un microbiota intestinale sano è caratterizzato da una grande diversità di specie batteriche, una buona stabilità e resilienza di fronte a cambiamenti ambientali, e un equilibrio tra i diversi gruppi batterici.

In particolare, un microbiota sana presenta una prevalenza di batteri benefici, come i Bifidobacteri, i Lactobacilli e i Bacteroides, e un basso livello di batteri potenzialmente dannosi, come gli Enterobacteriaceae o i Clostridium difficile.

Un microbiota sana svolge molte funzioni importanti per la salute dell’organismo. Ad esempio, contribuisce alla digestione degli alimenti, alla produzione di composti bioattivi che influenzano il metabolismo e la salute dell’organismo, alla regolazione del sistema immunitario e alla protezione dall’invasione di microrganismi patogeni.
Inoltre, un microbiota sana è in grado di proteggere l’organismo da molte malattie, tra cui le malattie infiammatorie dell’intestino, l’obesità, il diabete, le malattie autoimmuni e le malattie neurologiche.

Dieta e microbiota

La dieta è un fattore chiave nella modulazione della composizione e della funzione del microbiota intestinale. Alcuni alimenti possono favorire la crescita e la diversità del microbiota, mentre altri possono influire negativamente sulla sua salute.

La dieta occidentale moderna, caratterizzata da un alto consumo di cibi ad alta densità calorica, ricchi di grassi saturi, zuccheri e sale, è stata associata a una ridotta diversità del microbiota intestinale e ad uno squilibrio nella composizione della stessa. D’altra parte, una dieta ricca di fibre, frutta, verdura, cereali integrali e alimenti fermentati, può promuovere un microbiota equilibrata e diversificata.

In particolare, gli alimenti ricchi di fibra sono considerati prebiotici naturali, ovvero composti che favoriscono la crescita dei batteri benefici presenti nell’intestino. I prebiotici si trovano in alimenti come i cereali integrali, le verdure a foglia verde, le bacche, le noci e i semi. Inoltre, gli alimenti fermentati, come lo yogurt, il kefir, il kimchi, la choucroute e il miso, contengono probiotici naturali, ovvero batteri benefici per il microbiota intestinale.

D’altra parte, gli alimenti ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri e sale possono influire negativamente sulla salute del microbiota intestinale. Ad esempio, il consumo eccessivo di grassi saturi può ridurre la diversità del microbiota e favorire la crescita di batteri potenzialmente dannosi. Inoltre, il consumo di zuccheri raffinati e di bevande zuccherate può promuovere la crescita di batteri patogeni nell’intestino e aumentare il rischio di malattie croniche.

In sintesi, una dieta equilibrata, ricca di alimenti a basso contenuto di grassi saturi, zuccheri e sale e ricca di fibre, frutta, verdura e alimenti fermentati, può favorire la salute del microbiota intestinale e ridurre il rischio di malattie croniche. In particolare, una dieta ricca di frutta e verdura, cereali integrali, proteine magre, grassi sani e probiotici può aiutare a ridurre l’infiammazione e a promuovere la salute del microbiota intestinale, che svolge un ruolo importante nel regolare il sistema immunitario.

intestino-cervello

Relazione Intestino / Cervello

La relazione tra intestino e cervello è nota come asse intestino-cervello o asse intestino-cervello. E’ un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale (il cervello) e i batteri, virus, funghi e protozoi intestinali che compongono l’intestino (microbiota).

Il microbiota intestinale può comunicare con il cervello direttamente attraverso il sistema nervoso intestinale che invia segnali al cervello o indirettamente stimolando la liberazione di ormoni intestinali o trasformando i componenti della dieta in una serie di sostanze tra cui acidi grassi a catena corta, amminoacidi, neurotrasmettitori (serotonina, triptofano e acido gamma-amino-butirrico) e vitamine che influenzano il metabolismo ed il sistema immune che a loro volta influenzano l’integrità della barriera ematoencefalica e le funzioni cerebrali.

Alterazione del microbiota

Quando interviene un’alterazione nella composizione del microbiota (disbiosi intestinale) si possono attivare diverse vie di segnale delle cellule intestinali, portando alla sovra-produzione di sostanze infiammatorie (citochine pro-infiammatorie) che, oltre a causare lesioni intestinali, raggiungono il cervello attraverso la circolazione sanguigna, contribuendo così allo sviluppo di disfunzioni cerebrali. Il rilascio di citochine pro-infiammatorie produce conseguentemente l’attivazione della microglia, perdita delle connessioni sinaptiche, alterazione nella produzione di neurotrasmettitori e morte dei neuroni, producendo uno stato di neuro-infiammazione.

Il microbiota intestinale assume pertanto un ruolo cruciale nello sviluppo e nel mantenimento della funzione cerebrale e risulta fondamentale per modulare lo stato infiammatorio dell’organismo.

Diverse evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato che una alterazione del microbiota intestinale può contribuire allo sviluppo di diversi disturbi del neurosviluppo come l’iperattività, l’ADHD, l’AUTISMO, la sindrome di PANS-PANDAS, la depressione, l’ansia, disturbi dell’apprendimento, disturbi del sonno.

Cervello e Intestino

Che il cervello e l’intestino siano uniti in tali patologie lo dimostra il fatto che molti bambini affetti da autismo o ADHD presentano sintomi addominali insieme a quelli neurologici. Quasi la metà dei bambini autistici, per esempio, soffre di selettività alimentare, sindrome del colon irritabile, enterocolite autistica o stipsi/diarrea.

Intervenire precocemente sul microbiota intestinale può pertanto avere un effetto positivo e/o risolutivo sulla salute mentale e sulle funzioni cognitive.

Intestino

L’intestino è formato da tante cellule unite tra loro in maniera molto stretta. Queste cellule così unite vanno a formare una barriera protettiva che impedisce il passaggio delle sostanze non idonee da una parte all’altra dell’intestino. Se abbiamo uno stomaco in salute, all’intestino arriverà solo cibo non ben digerito. La barriera intestinale è quella che ospita la nostra flora batterica o meglio il nostro microbiota, contiene muco e immunoglobuline ed ha una funzione di protezione, pertanto deve essere sempre integra.

Ad esempio, se all’intestino arriva un batterio proveniente dallo stomaco (che quindi non deve essere presente nell’intestino) oppure parti di cibo non digerito, le immunoglobuline avvisano le cellule del sistema immunitario che devono prepararsi e adattarsi all’arrivo di queste sostanze considerate estranee.

Alterazioni dell’intestino

Nel caso in cui avessimo una barriera intestinale danneggiata, le giunzioni strette tenderanno ad allentarsi e si avrà un intestino che prima filtrava come un colino a buchi strettissimi e poi filtrerà come uno scolapasta a buchi più larghi, lasciando passare indisturbate le sostanze estranee. Il sistema immunitario non viene avvistato in alcun modo e si ha un’infiammazione che potrà rimanere a livello intestinale o, a seconda della gravità, estendersi in altre parti del corpo.

Questo fenomeno è conosciuto come alterazione della permeabilità intestinale, responsabile dello sviluppo di: malattie autoimmuni per squilibrio immunitario, malattie cardiovascolari, fegato grasso, ansia, depressione, diabete di tipo 2, obesità e psoriasi.

Studi e Ricerche

Quattro ricercatrici di Humanitas descrivono per la prima volta al mondo il funzionamento di una barriera cerebrale (il plesso coroideo) che, quando si chiude per proteggere il cervello dall’infiammazione dell’intestino, genera stati di ansia e depressione. Sintomi che accompagnano spesso chi soffre di malattie croniche intestinali, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, tant’è che la comunità scientifica è d’accordo da anni nel ritenere che ci sia un legame tra intestino e cervello il cui funzionamento però è stato fino ad oggi indefinito.

Lo studio italiano, pubblicato su Science, rappresenta quindi una svolta nella comprensione della comunicazione tra intestino e cervello che apre la strada a nuove terapie.

«A livello del plesso coroideo abbiamo documentato il meccanismo che blocca l’ingresso nel cervello di segnali infiammatori originati nell’intestino e migrati verso altri organi grazie al flusso sanguigno. A tale fenomeno è associato un isolamento del cervello dal resto dell’organismo che è responsabile di alterazioni comportamentali, tra cui l’insorgenza di stati di ansia, questo significa che tali condizioni del sistema nervoso centrale sono parte della malattia e non solo manifestazioni secondarie».

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